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L’ennesima occasione persa

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Lunedì mattina, è stato inoltrato a tutti i tesserati arbitri della Federazione Italiana Rugby il nuovo regolamento organico, appena approvato dal consiglio federale. Un’occasione per rimediare ai grossolani errori compiuti nella precedente stesura, risalente all’epoca della presidenza Vancini.

Leggiamo di un parziale miglioramento dell’organizzazione dei comitati regionali arbitri (art. 63 quater), anche tramite la riduzione delle figure strettamente necessarie. Un doveroso passo in avanti rispetto a una norma nata male, che nel corso degli ultimi quattro anni ha costretto al ricorso sistematico alla pratica della deroga.

Resta confermata anche la previsione di un coordinamento tra comitati regionali e consiglieri CNAr. L’auspicio è che, finalmente, questo coordinamento si concretizzi, tramite uno scambio continuo e diffuso su tutto il territorio di informazioni, in entrambi i sensi.

Rimangono alcune perplessità sull’art. 65, comma 4: ci chiediamo se sia davvero necessario inquadrare gli arbitri formalmente in tutte queste sotto categorie. Un appesantimento burocratico che non vediamo necessario e che può diventare un’ inutile complicazione in caso di sostituzioni o qualora si volesse dare a un giovane promettente un’opportunità, designandolo in una gara di una categoria superiore.

Al di là di queste considerazioni, permangono due importanti problemi strutturali, vere e proprie storture del sistema, previste dagli articoli 63 comma 2 e 63 septies. È difficile comprendere la presenza nella Commissione Nazionale Arbitri di un tecnico federale: in una collaborazione alla pari fra le strutture, la separazione dei ruoli è cruciale. Inaccettabile mettere nero su bianco, come fatto dallo stesso Mauro Dordolo nel procedimento a suo carico, la subordinazione della CNAr alla struttura tecnica. Ancor di più, è preoccupante la presenza nel Comitato Nazionale di designazione di un tecnico federale e del Coordinatore Tecnico Federale, a cui i tecnici arbitrali fanno capo e da cui dipende la CNAr stessa: una contaminazione dell’ambiente arbitrale, proprio nel delicato organo che designa gli arbitri e che ancor più di tutti deve essere al di fuori di ogni sospetto riguardo a indipendenza e assenza di ingerenze.

Si poteva in un colpo solo ridare respiro e slancio al settore arbitrale, tramite una più ampia dose di autonomia gestionale, e si potevano mettere a tacere tutte le polemiche che periodicamente sorgono in occasione delle partite di cartello. Un’occasione persa. L’ennesima

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