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… e irruppe nella cristalleria

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Il fatto non sussiste. La sentenza di assoluzione della Corte Federale d’Appello per il Presidente della CNAr Mauro Dordolo è stata emessa ed è sufficientemente chiara. Non fu Mauro Dordolo a violare l’art. 20 comma 1 del R.d.G. Bensì, leggiamo: “Fu il prof. Ascione, come ha dichiarato in data 17 settembre 2019 (v. la Decisione 6/2019-2020 del Tribunale Federale), a sollecitare la partecipazione del signor Cavinato alla riunione e ad indurlo in errore, all’esito di una sua personale valutazione, considerando l’incontro un’occasione di scambio di punti di vista più che altro amichevole tra i partecipanti e non una vera e propria attività federale, nell’ambito della quale provare, anche, a distendere i rapporti con lo stesso Cavinato, da cui in precedenza aveva subito attacchi e critiche (…). In tale circostanza è stato lo stesso prof. Ascione ad assumersi la responsabilità di avere indotto in errore, con la propria richiesta, il Cavinato, precisando che non avrebbe avuto alcun problema a farlo partecipare, se gli altri allenatori non avessero avuto nulla in contrario”.
Facciamo il punto della situazione. La struttura tecnica federale indìce il 19 novembre 2018 una riunione tecnica tra arbitri e allenatori dell’allora Eccellenza. Convocazioni e spese di viaggio a carico della FIR: non una rimpatriata tra amici, ma evidentemente attività tecnica federale. In essa, benché coinvolto, il settore arbitrale è una mera comparsa, senza poteri decisionali. Una pedina, mossa dal padrone Ascione, che vuole a tutti i costi la presenza di Cavinato e per questo affibbia alla CNAr e al GTA (perché di Dordolo e di Damasco si parla) il compito di dare un ultimo via libera alla sua partecipazione. Partecipazione caldeggiata da Ascione, sia per ragioni tecniche, sia per tentare di riconciliarsi con lui per vecchie discussioni, in barba al fatto che egli sia squalificato. Piedi in testa alla CNAr e alla Giustizia Federale, da parte del “responsabile dell’Area Tecnica”.
La giustizia fa il suo corso e alla fine, stando agli atti definitivi, l’unico colpevole accertato e indicato in tutte le sentenze, Ascione, ha patteggiato 45 giorni, in un silenzio che ha portato e porta a innumerevoli domande. Nel contempo, un mese di inasprimento della sanzione a Cavinato e una sentenza ribaltata per il Presidente della CNAr, costretto comunque a una sospensione di due mesi, durante i quali si è dovuto individuare un suo supplente. Insomma, le colpe di chi ha organizzato maldestramente la riunione, pretendendo anche di scavalcare la giustizia per una mera riconciliazione personale, ricadono sui sottoposti – e non su tutti allo stesso modo. Il 19 novembre 2018 è un giorno da ricordare, insomma. Il giorno in cui l’arroganza, la non conoscenza delle norme, l’approssimazione di Francesco Ascione hanno innescato la tempesta perfetta, un disastro totale, con coinvolgimento di figure “a lui sottoposte” che ne hanno pagato un caro prezzo. Un po’ come se un elefante imbizzarrito irrompesse in una cristalleria. Per di più, in una cristalleria che si trova nella sua terra.
Come si può considerare una simile figura adatta – limitandoci alla nostra sfera di competenza – a gestire il settore arbitrale? E’ forse il caso che la finiamo con questo balletto ridicolo di gerarchie che esistono solo da noi? E’ forse il caso che, per cominciare, gli Arbitri siano indipendenti e che possano auto determinare, anche in base a criteri meritocratici, chi debba guidarli, formarli e rappresentarli? All’estero, infatti, funziona così. All’estero, la struttura arbitrale collabora con quella tecnica, ed è al suo stesso livello. Non c’è subordinazione, come qui in Italia, dove oltretutto la mancanza di competenze sta diventando sempre più ingestibile. Finiamola  con l’assurdità che perdura da più di sette anni e che ha portato all’umiliazione di una sospensione per due mesi del Presidente della CNAr.

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